EVENTI
Come quando un giorno d'estate ti tuffi nel corso chiaro e invitante di un ruscello. I tuoi amici sono lì che ti chiamano, ma tu non ci pensi affatto a tornare a riva, immerso in quel liquido senza tempo. I suoni si dilatano, arrivano sotto la superficie increspata come se provenissero da un indefinito altrove e non potessero in nessun modo disturbare la tua quiete. Accade anche che d'inverno si possano sperimentare effetti simili: nella nebbia fitta, per fenomeni fisici che io non so spiegare, il suono si propaga con lentezza eterea e rarefatta.
His Clancyness, quel Johnatan Clancy che milita negli A classic education, accosta nella versione estesa di “Always mist rivisited” i due risvolti opposti del dream pop: allegra spensieratezza e una zuccherosa malinconia di fondo. Una voce familiare e lontanissima, come se la ascoltassimo attraverso l'acqua del fiume o l'umida foschia del mattino.
In maniera del tutto coerente con le proprie sonorità vintage, l'album viene pubblicato esclusivamente in vinile e corredato da gradevolissimi omaggi, quali una versione in cd e un codice di download per remix a cura di ulteriori artisti - per citarne alcuni: Wolther Goes Stranger,Colapesce, Death in plains. Rispetto alla cassettina a tiratura limitata uscita nel 2010, il vinile comprende pezzi provenienti da un lavoro di sonorizzazione di una mostra dell'illustratrice Ester Grossi e alcune cover, la cui scelta risulta particolarmente interessante.
Il freak folk revivalista di Ariel Pink rivisto e rivisitato con “Can't hear my eyes”, scivolose corde di chitarra e pura dolcezza lo-fi. Il country degli Everly Brothers riletto attraverso la lente d'ingrandimento del pop anni '60 in “Memories are made of this”. Le note di “How it's done in Italy”, tributo alle danesi My Bubba & Mi, sembrano attraversare una sorta di liquido amniotico per raggiungerci, embrioni addormentati nella culla del respiro materno, che ha la stessa cadenza degli accordi suonati da Clancy.
La scelta di non produrre un nuovo album, ma di ampliare la playlist del precedente, consente di osservare quanto e come la produzione di His Clancyness si sia in parte distanziata dalle influenze che pervadevano pezzi come la bellissima “Mistify the ocean” (leggi: Belle and Sebastian, Modest Mouse, Beirut e Arcade Fire in una versione ridotta all'essenziale) esprimendo a pieno la propria personalità artistica con brani come “Summer majestic”.
Resta da domandarsi in che misura questo amore per tutto ciò che è passato sia sincero, e quanto rientri invece nell'attitudine radical chic ed indie cool per cui “vecchio è bello”. Ma in fondo, importa ben poco, perché “Always mist rivisited”è un album delizioso. Proprio come quel giorno d'estate, proprio come quella nebulosa mattinata d'inverno.
ROCKIT